Una delle chiese più interessanti che possiamo ammirare nel centro storico di Pistoia è quella di San Bartolomeo in Pantano, collocata nell’omonima piazza; collocata su una parte delle mura del ‘300 essa comprende il quartiere di Porta San Marco.
Il nome Pantano prende spunto dal luogo paludoso in cui fu costruita. Una zona difficile, caratterizzato da un gran degrado e dalla povertà, che ha vissuto una forte immigrazione e tuttora la sta vivendo, con l’arrivo di numerosi extracomunitari.
Qui, il primo nucleo è composto dalla’Abbazia nel 700, ma le attuali forme sono dovute a priore Bonoche volle dei caratteri romanici tipici della zona che caratterizzano anche altre chiese pistoiesi.
Nel suo territorio erano ubicate (ed alcune esistono sempre) altre chiese come Santa Maria in Borgo (Santa Reparata), San Leonardo, San Michele in Pelago di Forche, San Marco, San Lorenzo, l’Oratorio di S. Ansano e la Chiesa dei Cappuccini.
La chiesa fu eretta in concomitanza col monastero nel XIII secolo dal longobardo Gaidoaldo; esso fu ampliato nella metà del XII secolo trasformandolo in tre navate ed abside.
Il complesso fu alternato da diverse famiglie monastiche, tra cui i Benedettini, i Canonici Regolari e i Vallombrosani.
L’usanza, che tuttora persiste, di ungere la fronte dei bambini per concederli protezione divina, si deve ai Canonici Lateranensi e tale funzione si svolge per il santo patrono; in quel giorno le bancarelle, collocate nell’antistante spiazzo, vendono dei dolci tipici, chiamati corone di San Bartolomeo, pasta frolla a forma di collana con medaglione al centro, festa che si svolge il 23 agosto.
Come già citato, l’edificazione del complesso monastico risale al 700, e, secondo alcuni documenti, qui vi era stato creato un ospizio, che dava ricovero ai viandanti e alle persone meno abbienti.
Il nome Pantano prende spunto dal luogo paludoso in cui fu costruita. Una zona difficile, caratterizzato da un gran degrado e dalla povertà, che ha vissuto una forte immigrazione e tuttora la sta vivendo, con l’arrivo di numerosi extracomunitari.
Qui, il primo nucleo è composto dalla’Abbazia nel 700, ma le attuali forme sono dovute a priore Bonoche volle dei caratteri romanici tipici della zona che caratterizzano anche altre chiese pistoiesi.
Nel suo territorio erano ubicate (ed alcune esistono sempre) altre chiese come Santa Maria in Borgo (Santa Reparata), San Leonardo, San Michele in Pelago di Forche, San Marco, San Lorenzo, l’Oratorio di S. Ansano e la Chiesa dei Cappuccini.
La chiesa fu eretta in concomitanza col monastero nel XIII secolo dal longobardo Gaidoaldo; esso fu ampliato nella metà del XII secolo trasformandolo in tre navate ed abside.
Il complesso fu alternato da diverse famiglie monastiche, tra cui i Benedettini, i Canonici Regolari e i Vallombrosani.
L’usanza, che tuttora persiste, di ungere la fronte dei bambini per concederli protezione divina, si deve ai Canonici Lateranensi e tale funzione si svolge per il santo patrono; in quel giorno le bancarelle, collocate nell’antistante spiazzo, vendono dei dolci tipici, chiamati corone di San Bartolomeo, pasta frolla a forma di collana con medaglione al centro, festa che si svolge il 23 agosto.
Come già citato, l’edificazione del complesso monastico risale al 700, e, secondo alcuni documenti, qui vi era stato creato un ospizio, che dava ricovero ai viandanti e alle persone meno abbienti.
Il primo elemento che prendiamo in considerazione è il capitello della prima colonna, presso il coro, che mostra in un lato l’Abate Bono che impartisce ordini di lavoro, nell’altro lo stesso Abate con in mano la Mitria e il Pastorale.
La facciata è un insieme da bozza in pietra serena è composta da cinque arcate sorrette nel centro da quattro colonne in pietra e ai lati da due lesene: dalla sommità delle colonne, su cui sono inseriti capitelli decorati con fogliame e figure d’animali, spiccano gli archi a tutto sesto in marmo bianco e verde diPrato, alternando la dimensione minore per i due esterni e quello centrale e quella maggiore per i due centrali laterali; due archetti più piccoli concludono lo spazio sui due ingressi laterali.
La porta centrale si mostra con un’architrave che raffigura i 12 apostoli con Gesù al centro, pronti a portare le parole del Signore per il mondo. Anche qui affiora il marmo di Prato.
La parte superiore della facciata è caratterizzata da un miscuglio di laterizio e muratura, divisa in tre parti; in quella di centro vi è un’apertura a campana, che va a sostituire uno precedente in romanico, quella esterna laterale termina col campanile costituita da pietra serena e laterizi, realizzata successivamente. Semicircolare è l’abside caratterizzate da alberese ed ardesia.
L’elemento più pregiato della chiesa è il bellissimo ambone, presente nell’area Pistoia – Lucca e Pisa, smontato in un primo tempo e poi rimontato sul lato opposto, senza però renderne merito, risalente al 1210 su ordine dell’Abate Simone e su realizzazione di Guido da Como; quadrangolare, costruito con marmo, creato in riquadri scolpiti a bassorilievo con su ricreate scene evangelistiche.
Tutto poggia su tre colonne, più una in cemento; la prima mostra un uomo ricurvo, le altre poggiano su due leoni, uno di tiene un basilisco tra le zampe, l’altra è una leonessa con leoncino.
L’altra colonna, ora un pezzo di cemento, non si conosce come fosse prima, ed è stata perduta durante lo smontaggio di alcuni secoli or sono.
Ai lati troviamo Lucifero che fa come piedistallo agli apostoli Marco, Matteo e Luca, dove, sopra, vi è l’aquila raggiante appartenente all’evangelista Giovanni. Sulla destra si trovano Paolo e Timoteo e Tito. Nella parte centrale quattro formelle con tema pasquale.
Le tematiche di queste formelle riguardano, la discesa agli inferi del Cristo, che tende la mano ad Adamo ed ai giusti dell’Antico Testamento Gesù risorto nella veste di anonimo pellegrino in compagnia di due discepoli mentre entra con loro nella taverna di Emmaus; l’apparizione, la sera di Pasqua, ai discepoli chiusi nel Cenacolo; il Cristo risorto appare di nuovo ai discepoli e invita l’incredulo Tommaso a mettere le dita nel suo costato.
Sulla navata di destra una serie di affreschi come una sinopia di un Cristo benedicente, una Madonna con bambino con santi.
Nel presbiterio vi è un frammento di affresco che figura San Bartolomeo Apostolo; egli tiene un libro nella mano sinistra racchiuso in una cornice; alla destra una Vergine che allatta il bambino.
la parte alta dell’abside ci mostra un affresco con Cristo Pantocratore, circondato da Angeli; insieme a Lui, San Bartolomeo e San Giovanni Battista, probabile opera di Manfredino Di Alberto.
Sulla parete sinistra si possono ammirare vari frammenti di affreschi appartenenti al trecento che ornava le pareti delle navate. Sulle pareti sia di destra che di sinistra una serie di tele risalenti ai secoli XVI, XVII e XVIII provenienti in parte dagli altari di epoca barocca presenti in chiesa fino ai restauri degli anni ’60 campeggiano maestosi.Interessante è il Crocifisso del XIII secolo posto nell’abside e l’altare, del 1278, in pietra con bassorilievi. Il pavimento è l’originale in cocciopesto toscano del XIII secolo.
La facciata è un insieme da bozza in pietra serena è composta da cinque arcate sorrette nel centro da quattro colonne in pietra e ai lati da due lesene: dalla sommità delle colonne, su cui sono inseriti capitelli decorati con fogliame e figure d’animali, spiccano gli archi a tutto sesto in marmo bianco e verde diPrato, alternando la dimensione minore per i due esterni e quello centrale e quella maggiore per i due centrali laterali; due archetti più piccoli concludono lo spazio sui due ingressi laterali.
La porta centrale si mostra con un’architrave che raffigura i 12 apostoli con Gesù al centro, pronti a portare le parole del Signore per il mondo. Anche qui affiora il marmo di Prato.
La parte superiore della facciata è caratterizzata da un miscuglio di laterizio e muratura, divisa in tre parti; in quella di centro vi è un’apertura a campana, che va a sostituire uno precedente in romanico, quella esterna laterale termina col campanile costituita da pietra serena e laterizi, realizzata successivamente. Semicircolare è l’abside caratterizzate da alberese ed ardesia.
L’elemento più pregiato della chiesa è il bellissimo ambone, presente nell’area Pistoia – Lucca e Pisa, smontato in un primo tempo e poi rimontato sul lato opposto, senza però renderne merito, risalente al 1210 su ordine dell’Abate Simone e su realizzazione di Guido da Como; quadrangolare, costruito con marmo, creato in riquadri scolpiti a bassorilievo con su ricreate scene evangelistiche.
Tutto poggia su tre colonne, più una in cemento; la prima mostra un uomo ricurvo, le altre poggiano su due leoni, uno di tiene un basilisco tra le zampe, l’altra è una leonessa con leoncino.
L’altra colonna, ora un pezzo di cemento, non si conosce come fosse prima, ed è stata perduta durante lo smontaggio di alcuni secoli or sono.
Ai lati troviamo Lucifero che fa come piedistallo agli apostoli Marco, Matteo e Luca, dove, sopra, vi è l’aquila raggiante appartenente all’evangelista Giovanni. Sulla destra si trovano Paolo e Timoteo e Tito. Nella parte centrale quattro formelle con tema pasquale.
Le tematiche di queste formelle riguardano, la discesa agli inferi del Cristo, che tende la mano ad Adamo ed ai giusti dell’Antico Testamento Gesù risorto nella veste di anonimo pellegrino in compagnia di due discepoli mentre entra con loro nella taverna di Emmaus; l’apparizione, la sera di Pasqua, ai discepoli chiusi nel Cenacolo; il Cristo risorto appare di nuovo ai discepoli e invita l’incredulo Tommaso a mettere le dita nel suo costato.
Sulla navata di destra una serie di affreschi come una sinopia di un Cristo benedicente, una Madonna con bambino con santi.
Nel presbiterio vi è un frammento di affresco che figura San Bartolomeo Apostolo; egli tiene un libro nella mano sinistra racchiuso in una cornice; alla destra una Vergine che allatta il bambino.
la parte alta dell’abside ci mostra un affresco con Cristo Pantocratore, circondato da Angeli; insieme a Lui, San Bartolomeo e San Giovanni Battista, probabile opera di Manfredino Di Alberto.
Sulla parete sinistra si possono ammirare vari frammenti di affreschi appartenenti al trecento che ornava le pareti delle navate. Sulle pareti sia di destra che di sinistra una serie di tele risalenti ai secoli XVI, XVII e XVIII provenienti in parte dagli altari di epoca barocca presenti in chiesa fino ai restauri degli anni ’60 campeggiano maestosi.Interessante è il Crocifisso del XIII secolo posto nell’abside e l’altare, del 1278, in pietra con bassorilievi. Il pavimento è l’originale in cocciopesto toscano del XIII secolo.
Il declino iniziò nei primi anni del XV secolo quando, dopo la morte nel 1443 dell’ultimo priore,quando l’abbazia contava solo quattro monaci.
Fu qui che subentrarono i Lateranensi.
I monaci del nuovo ordine ne mantennero il possesso per pochi anni, fino al 1810, quando vennero scacciati dall’esercito napoleonico. Soppresso il monastero, l’abbazia divenne parrocchiale affidata al clero secolare.
Le foto del reportage:
Foto 1 – facciata;
Foto 2 – navata;
Foto 3 – affresco;
Foto 4 – affresco sopra l’altare;
Foto 5 – affresco;
Foto 6 – dipinto;
Foto 7 – altare laterale;
Foto 8 – dipinto:
Foto 9 – ambone (pulpito);
Foto 10- particolari dell’ambone che non hanno trovato collocazione dopo la composizione.
Foto 2 – navata;
Foto 3 – affresco;
Foto 4 – affresco sopra l’altare;
Foto 5 – affresco;
Foto 6 – dipinto;
Foto 7 – altare laterale;
Foto 8 – dipinto:
Foto 9 – ambone (pulpito);
Foto 10- particolari dell’ambone che non hanno trovato collocazione dopo la composizione.
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