Il Museo della vite e del vino si trova in Piazza Vittorio Emanuele (la piazza centrale) a Carmignano; esso fu inaugurato nel 1999 su progetto già esistente nel 1992.
Lo scopo di questo museo è far conoscere a più gente possibile questo sublime vino con denominazione D.O.C.G. prodotto proprio in questo territorio e la sua storia, attraverso testimonianze fotografiche e suppellettili.
Un museo ricco di reperti che fanno avvicinare il visitatore a questo luogo; damigiane, bottiglie antiche, fotografie, suppellettili da contadino, accessori per la vendemmia o la spremitura, sono le testimonianze che troviamo all’interno.
Basti pensare il il vino di Carmignano era già conosciuto ai tempi degli Etruschi, che qui ebbero la loro culla (Artimino, Pietramarina e Comeana), per poi essere apprezzato anche dai Romani.
Il modo di produrre il vino si modifica ai tempi della mezzadria e nel 1716 fu Cosimo III de’ Medici ad introdurre una specie di denominazione di origine controllata.
Elogi per questo “Nettare degli Dei” furono fatti da diversi personaggi; Francesco Datini, Gabriele D’Annunzio, Filippo Mazzei.
Fu, infatti, Filippo Mazzei a far conoscere questo vino agli inglesi.
Il museo, come sopra citato, possiede dei tesori veramente unici: a perte gli strumenti della vendemmia e spremitura e quello fotografico, vi sono due “caveau” pieni zeppi di bottiglie pregiate da un valore inestimabile, oltre a delle sculture, che riportano a questo vino celestiale.
Lo scopo di questo museo è far conoscere a più gente possibile questo sublime vino con denominazione D.O.C.G. prodotto proprio in questo territorio e la sua storia, attraverso testimonianze fotografiche e suppellettili.
Un museo ricco di reperti che fanno avvicinare il visitatore a questo luogo; damigiane, bottiglie antiche, fotografie, suppellettili da contadino, accessori per la vendemmia o la spremitura, sono le testimonianze che troviamo all’interno.
Basti pensare il il vino di Carmignano era già conosciuto ai tempi degli Etruschi, che qui ebbero la loro culla (Artimino, Pietramarina e Comeana), per poi essere apprezzato anche dai Romani.
Il modo di produrre il vino si modifica ai tempi della mezzadria e nel 1716 fu Cosimo III de’ Medici ad introdurre una specie di denominazione di origine controllata.
Elogi per questo “Nettare degli Dei” furono fatti da diversi personaggi; Francesco Datini, Gabriele D’Annunzio, Filippo Mazzei.
Fu, infatti, Filippo Mazzei a far conoscere questo vino agli inglesi.
Il museo, come sopra citato, possiede dei tesori veramente unici: a perte gli strumenti della vendemmia e spremitura e quello fotografico, vi sono due “caveau” pieni zeppi di bottiglie pregiate da un valore inestimabile, oltre a delle sculture, che riportano a questo vino celestiale.
Seguono 10 immagini del museo.
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